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Cappotto maschile: I modelli che hanno fatto la storia

Se in linea generale possiamo suddividere i cappotti in monopetto e doppiopetto, dobbiamo altresì andare oltre e conoscere alcuni tipi di "paltò" che, dal mio punto di vista, sono la quintessenza dell’eleganza e del classico. 

Almeno uno di essi dovrebbe stare nell'armadio di un gentiluomo.

CROMBIE

Il Crombie è il classico cappotto del gentiluomo inglese. 

E’ realizzato in lana pesante, perfetto quindi per il periodo invernale, il termine Crombie è presente nell’Oxford English Dictionary per descrivere il cappotto di lana da gentiluomo.

La storia Crombie inizia nel 1805 quando John Crombie, figlio di una famiglia di tessitori scozzesi, fonda la sua sede ad Aberdeen. I modelli proposti da Crombie sono:

Retro Coat: il cappotto più iconico di Crombie. Silhouette slim, in lana Melton, monopetto e fly, riconoscibile dalla fodera interna di colore rosso, e dal col? letto con dettaglio in velluto. 

Covert Coat: monopetto, con colletto e dettaglio in velluto, seconda tasca sul lato destro. 

Great Coat: direttamente dall’archivio storico di Crombie il Grande, in panno di lana, è una riproduzione autentica del? la seconda guerra mondiale, fornito al Ministero della Guerra per gli ufficiali dell’esercito britannico e Royal Air Force.

Un look senza tempo che ha visto il cappotto Crombie indossato da presidenti, Famiglia reale, star di Hollywood e le leggende del rock come John F Kennedy, King George VI, Cary Grant e The Beatles.

COVERT

Il Covert è nato nella seconda metà dell’800 come modello da equitazione e da caccia. 

Stretto e corto, a prima vista assomiglia al chesterfield in quanto si presenta con l’abbottonatura nascosta, 3 tasche esterne con pattina (due a destra e una a sinistra) oltre al taschino. 

La differenza sta nel tessuto: un twill leggero, tessuto inglese di lana chiamato covert, da cui il modello prende il nome. Può essere indossato quasi tutto l’anno. Sui polsini e sull’orlo ci sono quattro impunture parallele dette 

railroading. A ricordo della sua originaria funzione rimane una grande tasca interna cucita all’altezza della coscia sinistra. 

Il colore classico è un marrone chiaro mélange, con spesso il collo di velluto marrone scuro.

CHESTERFIELD

Il Chesterfield, cappotto di medio peso affermatosi nel corso del XIX secolo, deve il nome all’omonima famiglia di conti del nord dell’Inghilterra.

Il modello più noto è un monopetto in lana grigia a spina di pesce, diritto o leggermente modellato senza cintura, con abbottonatura nascosta. 

Colletto applicato in velluto nero e revers, 3 tasche con pattina e taschino. 

Divenne presto il classico tradizionale cappotto da città. 

E’ disponibile monopetto e doppiopetto nei colori beige, blu o nero. Il modello più noto è quello monopetto.

BRITISH WARM / RAGLAN

Il British Warm, denominato dagli inglesi british worm overcoat, nasce come cappotto militare durante la Prima Guerra Mondiale. 

Veniva realizzato in spessa lana melton, lungo sotto il ginocchio, mono o doppiopetto, con grandi tasche e taschino, profondi revers, mostrine e bottoni in cuoio. 

Si diffuse nel guardaroba maschile nel dopo? guerra, anche in versioni nobili in cachemire e cammello. Il modello civile, ricorda il trench. Viene ancora prodotto da molti marchi nelle versioni femminile e maschile, per il guardaro? ba invernale classico. 

Il Raglan è un cappotto dalla linea ampia e cascante, caratterizzato dalle maniche attaccate da cuciture disposte a raggiera dalla base del collo. 

Il nome deriva dal cognome del generale in? glese F. J. M. Somerset Raglan, comandante delle truppe britanniche nella guerra di Crimea (1854-55). 

Lord Raglan, iniziò ad adottare questo tipo di soprabito per nascondere la mutilazione di un braccio. 

Il termine è rimasto ad indicare la foggia di manica con tagli diagonali dall’ascella allo scollo; viene frequentemente utilizzato nei cappotti da uomo per la praticità di movimento che permette.

PALTO / ULSTER

Il paletot o paltò, capospalla ispirato ai pesanti giacconi dei marinai, comparve a metà Ottocento. 

Fu una delle grandi novità in fatto di abbi? gliamento del periodo romantico. 

Inizialmente ritenuto goffo e sgraziato, veni? va scelto solamente dai più giovani negli ambienti borghesi con intento trasgressivo. Si presentava come un comodo giaccone di linea diritta, paletot a sacco, realizzato in lana pesante, foderato, lungo trequarti. Successivamente, il paletot assunse una linea più aggraziata leggermente modellata in vita, simile alla redingote: sempre della stessa famiglia, il paletot-pardessus, solitamente doppiopetto con tasche trasversali sulle anche, presentava revers e risvolti ai polsi di velluto o di seta matelassé.

L’Ulster è un pesante cappotto da uomo con una linea a sacco che prende il nome dal ruvido tessuto di lana prodotto nell’omonima regione dell’Irlanda. 

Doppiopetto ampio e lungo fino al polpaccio, con ampi revers, martingala o cintura, si presentava anche dotato di mantellina lunga fino alla vita; tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento era popolare nel guardaroba sia maschile che femminile. 

CASENTINO

Il “il panno”, come lo chiamano i toscani fin dai tempi dei Medici. 

Una vecchia storia narra che alcuni abitanti di Stia (Arezzo) pagavano le loro tasse con un panno di tessuto formato da lana Casentino e lana Orbace (lavorata per i Padri Camaldolesi). 

Sfruttato per le sue caratteristiche di robustezza come copertura per bestie da soma, iI Panno Casentino venne apprezzato in seguito dai signori del loco: feudatari e prosperi mercanteggianti. 

Il Panno Casentino trova la sua fortuna a partire dal 1700, allorché divenne produzione prediletta per i numerosi lanifici sorti nella vallata. Divenuto ambito già nell’ottocento grazie ai suoi particolari riccioli e all'originale colorazione arancione che, sembra essere nata da un errore nella mistura chimica, il “Casentino” permise l’evoluzione industriale dei paesi di Stia (paese d’origine e simbolo di questo tessuto), andando “a vestire” personaggi di spicco dell’Italia Unitaria, dai membri di Casa Savoia, fino a Giuseppe Verdi, Bettino Ricasoli, e Giacomo Puccini. 

Oggi, a distanza di secoli, il “Casentino” mantiene inalterato il suo carisma tutto made in Italy ed è da sempre il cappotto del gentiluomo toscano. 

Viene confezionato a doppiopetto, con la martingala e una grossa apertura sul retro; fodera tassativamente verde bottiglia e collo di lupo o di volpe, vestibilita?molto ampia, lungo, realizzato sempre in lana del Casentino con fodera di tela pesante sempre in lana. 

Caldo e confortevole, un capo veramente elegante! Negli ultimi anni anche le tonalità blu, verde, senape, marrone, nero hanno avuto il loro notevole riscontro. 

BROOKS BROTHERS 

Il Brooks Brothers prende il nome dall’omo? nima azienda fondata a New York nel 1918, che importò il modello dall’Inghilterra. 

È un classico americano degli anni Trenta e Quaranta, di linea sobria ed equilibrata, piuttosto elegante, rimasto immutato da cinquant’anni. 

Doppiopetto con ampi revers impunturati, spalle segnate e grandi tasche applicate gli conferiscono una nota sportiva, la cintura può essere sostituita dalla martingala. 

HAVELOCK 

L’Havelock, nato verso la metà del XIX secolo, deve il suo nome al generale britannico Sir Henry Havelock che lo rese popolare. Era un cappotto inizialmente solo maschile, 

da viaggio, con la caratteristica pellegrina lunga fino ai fianchi. 

Fu indossato anche dalle donne in versione elegante, con abbottonatura nascosta, risvolti e fodera in seta. In seguito divenne di moda come cappotto maschile da sera. A partire dagli anni Settanta il taglio fu usato per cappotti sportivi anche con mantellina più corta.

LODEN

Il cappotto Loden prende il nome dall’omo? nimo tessuto prodotto con lana di pecora dal caratteristico pelo inclinato. Il tessuto loden, grosso e pesante, viene sottoposto a follatura e cardatura ed è in grado di assorbire molta umidità. 

Fabbricato originariamente nel Tirolo au? striaco, nel Medioevo era l’indumento distinti? vo di pastori e contadini; in seguito fu adottato dall’aristocrazia austriaca per le divise da cac? cia. 

Caratterizzato dalla linea leggermente a trapezio, presenta il tipico sfondo piega verticale sul dorso e alette impunturate che nascondono la cucitura del giromanica, tasche con patta leggermente obliqua, colletto semplice, allac? ciatura con bottoni di cuoio. 

Divenuto di moda negli anni della contesta? zione tra i giovani intellettuali, si è diffuso nella versione maschile, poi anche femminile. 

Il cappotto Loden si realizza ancor oggi in 405 diverse fogge e in varie tonalità, ma i colo? ri classici restano il grigio e il verde bottiglia piuttosto scuro.

MONTGOMERY

Il Montgomery è un cappotto corto di origine inglese, duffel coat, già in dotazione della Royal Navy come ottima protezione contro il vento e le intemperie. 

Fu reso popolare durante la seconda guerra mondiale dal generale britannico B. L. Montgomery, che usava indossare il duffle-coat e a cui lasciò il nome. 

Alla fine della guerra, quando le eccedenze di abbigliamento militare furono vendute ai civili, il montgomery divenne di moda come cappotto da uomo, in seguito apprezzato an? che dalle donne. 

Il modello è caratterizzato dalla tipica chiu? sura con alamari in cuoio o legno. Risulta prettamente sportivo: lungo tre quarti e tagliato diritto, è realizzato in pesante panno di lana, con maniche lunghe, carrè intero sulle spalle, cap? puccio e tasche applicate. 

Il modello originale viene prodotto dalla casa inglese Tibbett nei classici colori blu o cammello. 

Negli anni Sessanta ebbe grande popolarità in Francia, si diffuse largamente tra studenti universitari e intellettuali divenendo il simbolo dell’abbigliamento anticonformista, informale e unisex.

"Quando qualcuno si domanda quali capi di abbigliamento siano imprescindibili nell’armadio di un vero gentleman, il buon e atemporale palto appare sempre ai primi posti". 

Lord Brummell

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