Il cashmere
Le origini
Ciò che fa del cashmere un prodotto prezioso e inimitabile, ancor prima della maestria nella lavorazione, è il contesto climatico e naturale in cui questo viene raccolto.
Il filato in cashmere è originario dell’area geografica a cavallo fra Cina, India e Pakistan, nella quale le capre tibetane Hircus sopravvivono ad elevati sbalzi di temperatura, grazie al soffice vello sotto al loro mantello (detto anche “duvet”), ottimo termoregolatore.
Tessuto inizialmente solo per i nobili e per i monaci tibetani, che nella sua morbidezza si riscaldavano durante la meditazione, ha mantenuto nel tempo la sua esclusività e le caratteristiche di elevata qualità che ne fanno un prodotto unico.
In molti, nel tempo, hanno infatti tentato invano di riprodurlo: sebbene le capre hircus riescano a sopravvivere in ambienti diversi, sono le particolari caratteristiche atmosferiche della terra di origine che rendono il loro pelo, e quindi il filato, così caldo e morbido al tatto.

Come si scrive?
In passato ci sono stati diversi modi di identificare questa lana pregiata. Attualmente i termini più ricorrenti sono Kashmir, Cachemire e Cashmere.
Il termine Kashmir identifica la regione a nord dell’India, dove in origine venivano allegate le caprette Hircus e da dove proveniva la lana. Un microclima molto simile a quello della Mongolia, da dove proviene attualmente il cashmere migliore.
Il termine francese Cachemire identifica in effetti da tempo in effetti il filato in questione, ma è stato soppiantato nell’uso comune dalla versione inglese, Cashmere.
Come riconoscere un buon cashmere?
Il cashmere è una fibra naturale lunga e molto sottile, dieci volte più morbida e leggera della lana normale, ricavata dalle caprette Hircus. Il suo filato è un ottimo termoregolatore e per questo motivo tiene caldo sia d’inverno che durante le sere d’estate. La fibra di cashmere ha inoltre un’alta capacità traspirante, assorbendo l’umidità della pelle.
Il cashmere migliore proviene dalla Mongolia, dove vengono allevate 9 milioni di caprette, di qualità inferiore quello proveniente dall’Iran, dove vengono allevate 19 milioni di caprette, mentre la qualità più bassa si trova nel cashmere proveniente dalla Cina, dove pascolano 75 milioni di caprette di razza Hircus. In Europa i filati migliori possono dirsi prodotti in Irlanda ed in Italia.
Ma come riconoscere un cashmere di ottima qualità?
Per riconoscere la qualità occorre un occhio esperto, purtroppo spesso ci accorgiamo della bassa qualità del capo dopo averlo lavato un paio di volte, quando ha perso la propria morbidezza e si è magari deformato.
Leggendo bene l’etichetta dobbiamo innanzitutto accertarci che si tratti di un capo 100% cashmere, poi possiamo chiedere al negoziante il cartellino di garanzia del filato.
Sbagliato pensare che il fenomeno del “pilling” (i cosiddetti pallini) sia presente solo sul cashmere di bassa qualità: lo sfregamento porta alla superficie la peluria di cui il fibra in cashmere è ricca, facendola letteralmente “appallottolare”, anche sui filati di prima classe.
Se si presenta su tutto il capo significa che è stato confezionato con fibre corte di bassa qualità, ma anche una maglia particolarmente morbida al momento dell’acquisto potrebbe non essere stata confezionata con filati pregiati, potrebbe essere stata abbondantemente folata, impoverendo il tessuto stesso.
Una maglia in cashmere ben fatta non presenta cuciture a vista, ma a rimaglio, una tecnica di giunzione dei pannelli che richiede in genere 2/3 ore di paziente lavoro manuale.
La cucitura a rimaglio è piatta, viene fatta con il medesimo filato e dello stesso bagno di colore, e, cosa non da poco, non irrita la pelle.

Come prendersene cura
Un’attenta cura del cashmere è fondamentale per mantenere inalterata nel tempo la bellezza e la morbidezza dei tuoi capi. Vediamo di seguito i passaggi fondamentali per una perfetta manutenzione dei nostri capi in cashmere.
Innanzitutto sfatiamo il mito che il cashmere debba essere lavato a secco, eccetto determinati casi per cui è realmente consigliato lavare a secco, ad esempio quando un capo è finemente lavorato o ricamato in modo elaborato, il cashmere si può lavare sia a mano che in lavatrice.
Se vuoi mantenere intatta la qualità del tuo capo in cashmere, la prima regola è non indossarlo per più giorni consecutivi. Perché? Rischieresti di stressare troppo le fibre e velocizzare la comparsa del pilling.
Lavalo al rovescio. Questa regola vale sia per il lavaggio a mano che in lavatrice. È importante che il capo non sbatta troppo durante il lavaggio, così da mantenerne intatta la qualità. Se devi lavare una sciarpa o una pashmina puoi inserirla in una retina da intimo prima di metterla in lavatrice.
L’ammorbidente non è consigliato per il cashmere perché gli ingredienti appiattiscono il tessuto e gli indumenti si consumano: utilizza piuttosto una piccola quantità di detergente delicato.
Il modo migliore per asciugare i capi in cashmere è stenderli su un portabiancheria con sotto un asciugamano asciutto e assorbente: scuotili leggermente e lasciali asciugare liberamente e lontano da fonti di calore dirette.
Un maglione in cashmere non si allarga né sbiadisce. Se indossato e lavato correttamente, manterrà la sua forma per sempre. Quindi prima di stirarlo dai forma al tuo capo con le mani: sistema il collo, le spalle, la balza, le maniche. Stira a temperatura bassa su un piano orizzontale e possibilmente con un panno per non rovinare le fibre, sempre mantenendo il capo rovesciato.

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