Intervista ad Emanuele M. Sacchi performance trainer, prof. MBA, autore di best seller
1. Tu sei salito su tanti palchi per lavoro, per mestiere. Cosa ti ha fatto appassionare al palco di questo Premio Gentilezza Italiana?
Prima di tutto le persone che si occupano di questo premio, che ci mettono tantissime giornate di lavoro e che ci mettono, permettimi di dirlo, tantissimi soldi.
Perché non ci sono stati sponsor nelle precedenti edizioni, quindi c'è stato qualcuno che ha preso una location straordinaria, che ha organizzato una serata di alto livello e che ha coccolato tutti gli ospiti dall'inizio alla fine.
E queste non sono cose che uno fa per visibilità, perché sono persone che non hanno bisogno di visibilità, ce l'hanno già, sono persone affermate nel loro campo.
Sono persone che evidentemente sentono in animo loro di fare qualcosa che è giusto e qualcosa che è buono.
E quindi io quando faccio corsi di formazione ovviamente mi occupo di business, di marketing, di negoziazione, di vendita.
Su quel palcoscenico non c'era business, c'era generosità e quindi molto più cuore, molto più cuore.
2. Emanuele, cosa hai imparato sull'animo umano ascoltando le storie gentili durante la cerimonia di premiazione del Premio Gentilezza Italiana?
Ho imparato che dentro ognuno di noi c'è molta bellezza, solo che sopra questa bellezza probabilmente si è formato un po' di ruggine.
Siamo un po' tutti bombardati da notizie negative.
Sappiamo ad esempio che i telegiornali e i giornali danno più enfasi alle notizie negative perché pare che facciano più notizia, ma forse fa parte dell'animo umano quello di parlare più spesso di cosa non funziona rispetto a ciò che funziona.
Diciamo che non per tutti per fortuna, ma per molte persone viene più facile criticare che non apprezzare.
Invece ascoltando le storie gentili salta fuori che è più importante apprezzare, gratificare, incoraggiare e non solo criticare.
3. Ci vuoi raccontare cosa si prova a essere il padrino del Premio Gentilezza Italiana in veste di conduttore e anche mattatore della serata di gala? Quest'anno sarà la tua terza volta!
Sono contento che mi abbiano richiamato perché vuol dire che le cose sono andate bene.
Al tempo stesso hai di fronte persone che hanno delle storie sicuramente importanti, non soltanto da un punto di vista della professione, ma anche dei rapporti umani e delle relazioni.
Devi dare contenuto a questa serata, devi lasciare il segno.
Ti posso raccontare un aneddoto particolare.
C'è stato un ospite della serata che aveva bisogno di un passaggio. Aveva lasciato l'automobile in provincia di Pavia, non sapeva come tornare a riprendersi l'auto, nessuno andava in quella direzione.
Io alla fine della serata, anche se ero stanco, gli ho dato un passaggio, l'ho accompagnato in provincia di Pavia a riprendersi l'automobile e poi me ne sono tornato in albergo molto tardi.
Non l'avrei fatto in una situazione normale. Era una persona che non conoscevo e quindi egoisticamente mi sarei detto perché devo preoccuparmi di un estraneo se ha una situazione da risolvere, se la risolva da solo.
Durante la serata della gentilezza scatta qualcosa dentro le persone, è scattato anche in me e ho fatto una cosa di cui poi ero felicissimo perché sono tornato in albergo stanco, morto, mi ero fatto cento e passa chilometri in più, ma contento di quel gesto di gentilezza che non era nelle mie corde, che non era una cosa che avrei fatto in una situazione qualsiasi.
La gentilezza può essere contagiosa, non solo le cose negative sono contagiose, anche la gentilezza.
4. Ogni anno al termine del premio ti porti a casa qualcosa che poi utilizzi nella tua vita privata e professionale?
Assolutamente sì.
Tu ascolti delle storie di persone che a volte con pochissimi mezzi, con pochissime risorse, hanno creato qualcosa di veramente importante. Hanno cambiato letteralmente, migliorato letteralmente la vita di centinaia e in alcuni casi migliaia di persone.
E quindi ti rendi conto di come... c'è quel detto che quando una farfalla sbatte le ali, poi questo piccolo gesto può avere delle conseguenze dall'altra parte del mondo.
Stentavo a crederci. Mi sembrava una metafora un po' esagerata.
Invece, ascoltando queste storie di preti, di imprenditori, di persone anche qualsiasi che hanno fatto cose straordinarie partendo veramente da zero, ti rendi conto che a volte una scintilla può scatenare un incendio, un incendio ovviamente molto positivo.
E quindi ti porti a casa il fatto di crederci, di crederci in tutte le piccole cose perché sai che se non tutte si realizzeranno, insomma, se non ci provi non si realizzeranno mai, se ci provi può darsi che si realizzino.
5. A questo punto ti potremmo definire come un Ambassador della Gentilezza, un titolo che può sembrare insolito per chi lavora nel mondo della negoziazione. Come mai hai scelto di indossarlo?
Ogni tanto si pensa che la negoziazione e la vendita siano qualcosa che ha a che fare con la manipolazione, con riuscire a persuadere una persona di qualcosa di cui magari quella persona non è del tutto convinta.
E forse questo è un modo molto vecchio di intendere la vendita e la negoziazione.
Al giorno d'oggi sappiamo che vendere significa anche fidelizzare il cliente, significa far sì che il cliente parli bene di noi e ci porti altri contatti, altri clienti.
Quindi significa creare una relazione etica, profonda e duratura.
Ecco che allora la gentilezza fa parte di questo modo di negoziare, che non è una vendita push, una vendita spinta, come si diceva una volta, ma è una vendita che porta a creare legami forti e duraturi e continuativi.
E la gentilezza fa parte di questo.
Io ho incontrato tanti imprenditori che ottengono ottimi risultati anche di business grazie anche al loro modo gentile di coordinare, di guidare un'azienda.
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