Marzia Demurtas Sales Leader e membro del Comitato Scientifico Fondazione Fimelato
1. Marzia, il tuo lavoro parla di crescita. Ma cosa significa per te “espandere” oggi, in un mondo saturo e spesso frammentato?
Espandere oggi significa creare valore concreto e sostenibile, non solo aprire nuovi canali o aumentare fatturato. Vuol dire leggere il contesto velocemente, capire dove c'è spazio per migliorare, per innovare e per semplificare. Anche nei mercati maturi si può crescere, ma serve visione commerciale unita a esecuzione disciplinata. E la vera espansione avviene quando un progetto di crescita viene condiviso con le persone, perché è lì che si libera davvero il potenziale.
2. Nel tuo profilo si legge: “leadership relazionale”. Come si coltiva davvero una relazione che genera valore reciproco?
Con coerenza, cura e coraggio. Le relazioni che durano non si costruiscono nei momenti facili, ma nella qualità della presenza nei passaggi complessi. Essere leader, per me, significa esserci con autenticità, anche quando ci sono tensioni o decisioni difficili da prendere. È un lavoro quotidiano, fatto di ascolto, attenzione, e piccoli gesti che fanno la differenza.
3. Hai detto sì alla Fondazione Fimelato ETS. Cosa ti ha colpita di più, cosa ti ha fatto sentire “a casa”?
Mi ha colpita la coerenza. La capacità di tenere insieme impresa e cultura, azione e visione, parole e gesti. Mi sono sentita “a casa” perché la Fondazione porta avanti, con sobrietà e profondità, valori in cui credo profondamente: gentilezza, eleganza, bellezza, solidarietà, rispetto. Non come cornice, ma come leva concreta di trasformazione.
4. Cosa ti auguri di portare dentro questo nuovo percorso condiviso? Cosa invece speri di imparare?
Mi auguro di condividere strumenti e prospettive maturate nel mio percorso in ambito aziendale, in contesti dove era necessario cambiare, innovare, costruire nuove direzioni. Mi piacerebbe contribuire alla realizzazione di progetti che uniscano il fare e il pensare, che abbiano un impatto reale nelle persone e nei territori.
E spero di imparare a guardare il lavoro, le relazioni, la cultura con occhi nuovi, grazie all’incontro con chi arriva da mondi diversi ma guidato da valori affini.
5. Qual è un gesto semplice, che ti guida quando le cose diventano complesse?
Parlare direttamente con le persone. Una telefonata, un caffè, un momento per chiedere:
“Come stai? Cosa possiamo fare per migliorare il nostro lavoro insieme? C’è qualcosa in cui possiamo supportarti meglio?”
Questo tipo di ascolto autentico ha spesso generato nuove possibilità, ha sciolto tensioni, ha aperto direzioni. Anche solo trovare il tempo per chiedere davvero come vanno le cose è un gesto piccolo, ma potente.
6. Fra un anno, cosa ti piacerebbe aver costruito insieme alla Fondazione?
E cosa speri di aver ispirato in chi ti incontrerà?
Mi piacerebbe aver contribuito a un progetto che renda visibile quanto cultura e gentilezza possano generare sviluppo reale, anche nei contesti professionali. E spero di aver ispirato, con il mio stile e il mio contributo, la possibilità di una leadership che tenga insieme forza e umanità, visione e rispetto.
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