Un accessorio ricco di fascino e storia: il cappello
Nella preistoria gli uomini primitivi lo utilizzavano per ripararsi dal sole o per difendersi dal freddo e dalle intemperie. Oggigiorno lo definiamo “accessorio”, ma in passato era simbolo di valore, prestigio, autorità ed eleganza. Parliamo del cappello, il copricapo che fin dalle sue origini è stato realizzato con materiali naturali come le pelli di animali selvatici, la lana, il cotone, la seta e il cuoio.

Cappello come status sociale
Nel XV secolo, si impone il cappello di feltro. Carlo VII è uno dei primi ad indossare un feltro di fine pelo di castoro, segno distintivo della nobiltà e lo preferisce a quello di lana. Col il passare dei secoli, il cappello definisce uno status sociale più che un accessorio pratico. Nell’Ottocento, il nuovo segno dell’eleganza maschile è rappresentato dal cappello a cilindro, originario della Cina dove pare venisse confezionato in seta da un cappellaio cantonese. Arriva in Francia nel 1795, per poi essere definitivamente consacrato in Inghilterra e diffondersi rapidamente in tutto il mondo. È poi nel Novecento che il cappello da uomo assume un significato nuovo, divenendo segno di distinzione e persino espressione di diversa appartenenza politica. I vecchi socialisti portano cappelli tondi e flosci, mentre i mazziniani indossano morbidi cappelli neri a larghe tese. Orgoglio e caratteristica italiana è invece la paglietta, che appare per la prima volta nel 1907, quando viene varata la corazzata Roma. Si chiamava anche magiostrina perché la si indossava a partire dal mese di maggio e veniva dismessa al tempo della vendemmia. La paglietta trionfa come moda in tutto il mondo: calzata dall'indiscusso arbiter elegantiae Edoardo VIII, considerato l'uomo più elegante di tutto il XX secolo, con l'avvento del cinema muto Buster Keaton la incorona must have. La troviamo, però, anche nei dipinti degli impressionisti francesi come quelli di Renoir e Manet dove sono ritratti signori di inizio secolo che vanno in barca sul fiume indossando la canotier.

Recessione e dopoguerra mettono in crisi la produzione
Con l'avvento della grande recessione americana che avrà ripercussioni in tutto il mondo, i cappellifici non vengono risparmiati. Il cappello viene arginato come accessorio non indispensabile. I produttori fanno appello all’immagine di Humphrey Bogart con il suo celebre cappello a bandeau portato basso sugli occhi. Terminata la seconda guerra mondiale, si sentì il bisogno di risollevarsi. Attraverso il cinema arrivano le immagini dei divi di Hollywood: lo scurissimo feltro di Cary Grant, il berretto rigido con visiera di Marlon Brando, il grande cappello con larga falda rialzata di James Dean.

In Italia, nel 1946 la gente era disoccupata e sfinita dalla fame, si cercavano distrazioni per dimenticare gli anni terribili della guerra e dedicarsi un po’ di più all’apparenza. Nello stesso periodo, Parigi, fu la città dove ebbe inizio una delle più grandi trasformazioni nel campo della moda. Esistevano cappelli di tutti i tipi, con feltri, velluti, piccoli di paglia, cappelli scozzesi e tanti modelli diversi.

Il cappello oggi
Oggi, il cappello non è più usato come nei tempi passati, ma piuttosto è visto come accessorio utile solo per proteggere il capo. Calzare un vero cappello, cattura l’attenzione di chi non l’indossa, e una persona timida difficilmente osa. Per fortuna la moda oggi propone i cappelli in tutti i modelli e in tutti gli stili, e mi auguro per questo che sempre più persone inizino ad indossare questo copricapo così ricco di fascino e storia, senza pregiudizi!

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