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Un caffè con Mirella - Milano avanguardia mondiale di design

Milano, fucina di idee che rappresentano il made in Italy

La città meneghina si è sempre contraddistinta come centro vitale dello sviluppo artigianale, industriale e commerciale del nostro paese, soprattutto nel campo del design e della moda. Una città in continua evoluzione che ha saputo crearsi un suo spazio vitale nel mondo creativo moderno legato alla creatività artistica connessia sia all’industria che al commercio.

Dall’inizio del ‘900 al boom della moda italiana negli anni ’80 è stata un continuo laboratorio di primordine (Armani ne è un esempio). Le fondamenta di questo successo sono dovute all’operosità di una classe imprenditoriale tra le più attive in Europa e grazie a una forza creativa capace di creare nuovi materiali mai usati prima.

La nascita di un design accessibile, moderno e colto

Milano già dai primi del 900 è pionieristica nel campo dei trasporti e della meccanica: qui nascono marchi rinomati in tutto il mondo (Breda, 1886), Isotta Fraschini (1990), Alfa Romeo (1910), lo Scooter icona Innocenti Lambretta (1947).

Milano trova anche successo nell’editoria specializzata e nelle mostre espositive di rilievo internazionale, esempio principe la Triennale che lancia nel ‘47 la mostra Rima (Riunione Italiana Mostra arredamento). Infatti proprio nella città milanese avviene una rivoluzione: nasce un Design accessibile, moderno e colto, espressione dell’abitare e del gusto della classe borghese meneghina. Nascono così le prime riviste milanesi di fama internazionale relative all’Arredamento e al Design. Ricordiamo fra tutte “Domus” nel 1928, “La casa bella” nel 1928, “Edilizia moderna” nel 1929.

I primi leggendari risultati del design milanese

Troviamo nel periodo del boom economico (anni ’50) oggetti leggendari nati dalla collaborazione fra Design, Piccole Imprese (in quegli anni) e Artigianato.

Un primo oggetto esempio di design è la famosissima Lettera 22, progettata da Marcello Nizoli per Olivetti (vince il compasso d’oro nel 1954). Da ricordare anche la macchina per cucire “Mirella”, disegnata dal designer Marcello Nizzoli per Necchi, nel 1955. La Mirella vinse il "Compasso d'Oro" nel 1957 e il "Gran Premio" della XI Triennale di Milano, ed entrò a far parte della mostra permanente del Museum of Modern Art di New York.

Un terzo oggetto leggendario è il calcolatore Olivetti Elea (vincitore del compasso d’oro nel 1959), disegnato dall’architetto e designer Ettore Sottsas (fu al servizio di Olivetti come designer per vent’anni nell’ideare una serie di calcolatori). 

Infine ricordiamo le scrivanie per ufficio per Olivetti: lo studio BBPR aveva disegnato una linea innovativa di scrivanie in esclusiva per l’azienda.

A premiare il forte sviluppo del Design italiano ci pensano nel 1954 i Grandi magazzini La Rinascente che organizzano il premio Compasso d’oro, premio poi curato dal 1964 dall’Associazione del design industriale.

Milano apre le porte al mondo

Un esempio è la Torre Velasca eretta tra il 1955 e il 1957 dallo studio BBPR oggi vincolata alla Sovrintendenza dei beni culturali di Milano, ma giudicata anteriormente in maniera nettamente negativa. Infatti fu chiamato il grattacielo con le bretelle, ma in realtà è il potente simbolo di un'architettura post-razionalista e brutalista. Il cemento armato a vista supera il concetto di bello estetico progettando ambienti e spazi che favoriscono la socializzazione come avanguardia relativa alla società milanese. Un altro esempio è l’Istituto Marchiondi Spagliardi, distrutto nel dopoguerra e ricostruito dall’architetto Vittoriano Viganò con cemento rosso a vista. Il brutalismo mette in discussione i valori estetici tradizionali dando una funzionalità all’edificio con l'utilizzo di materiali grezzi e industriali che si legano alla modernità della città. 

Si può inserire in questa correte anche la fondazione Prada creata da Miuccia e da suo marito Maurizio Bertelli nel '93 con lo scopo di promuovere la cultura milanese l’arte e il design in tutto il mondo: l’autore del progetto è Rem Koolhaas che ha avuto l’abilità di trasformare una distilleria di inizio novecento in un centro polifunzionale con acciaio a vista cemento bianco e ampie vetrate, da muri non trattati (grezzi e una noncuranza per una estetica complessiva). 

Infine il famoso architetto milanese Giò Ponti tra il secondo dopoguerra e i primi anni ’80, sulla rivista Domus, fa conoscere il movimento brutalista, nato in Inghilterra come movimento architettonico.

Troviamo poi, nel susseguirsi degli eventi, l’ispirazione formale di tanti autori per tentare di coniugare cultura, produzione e comunicazione.

Vediamo per esempio Marco Zanuso che disegna la Radiocubo per Brionvega (anni ’60).

Gae Aulenti disegna per Kartell la sedia 48/54 e la poltrona 47/94 accompagnata dal tavolino 48/94, progetto innovativo disegnato nel 1968

La sedia superleggera prodotta dall’azienda brianzola Cassina nel 1957, disegnata da Giò Ponti rappresenta un lavoro che durò anni per perfezionarla. Questa sedia rappresenta una sintesi di maestria artigianale estetica oltre che economica.

Una sedia semplice chiara che rappresenta tutt’ora un’icona del design. La sedia diventa un emblema del miglior collegamento tra design e moda.

Anche per questo Fimelato ospiterà nel suo show-room, in questa settimana di design week, le sedie della serie "Nuvole" del designer fiorentino Leonardo Pagliazzi. Sarà un'occasione per ammirara un'interdisciplinarietà avvincente, perché anche se i materiali trattati sono diversi (legno nel caso di Pagliazzi, tessuto nel caso di Fimelato) il risultato testimonia in entrambi i casi una cura e uno studio delle proprietà del materiale. 

L'attenzione alla materia e alla lavorazione artigianale quindi sono priorità comuni.   

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