Fimelato 4 you

Un caffè con Mirella - The Duke and the Fashion

BOWIE - L’ARTE E LA MODA – MOSTRE

La mostra “DAVID BOWIE the PASSENGER. By Andrew Kent" è un’anteprima italiana.
Una retrospettiva ricca di dettagli e ricostruzioni che raccontano la straordinaria avventura di Bowie, dopo il suo ritorno in Europa a metà degli anni '70.
Al Teatro Arcimboldi di Milano, dal 2 Aprile fino al 22 giugno.

Tra il 1975 e il 1976, Bowie decide di lasciarsi alle spalle l’esperienza americana, culminata con il successo di un LP come Young Americans e le riprese del film "L’uomo che cadde sulla terra", per tornare nella nativa Europa e rifondare la sua carriera.
Fugge d Los Angeles, dopo aver tentato di sopravvivere tra esoterismo, magia nera e cocaina. Quest’ultima lo stava facendo implodere proprio all’apice del successo americano e Bowie cercava conforto in "Addio a Berlino", il romanzo di Christopher Isherwood ambientato durante la repubblica di Weimar, nel suo lavoro e nella musica dei Kraftwerks. Sono questi fattori importanti che spingono Bowie ad immaginare il proprio ritorno in  Europa.

Berlino, la città prescelta

Berlino era la città prescelta, nonostante a Londra, la sua città natale, ci fossero i segnali di un’altra rivoluzione imminente: il Punk.

L’ex capitale del Terzo Reich non poteva non esercitare un fascino discreto su Bowie anche per via del muro che divideva due mondi: Est e Ovest, Capitalismo e Comunismo.

Durante il tour promozionale del suo ultimo album, Stationto Station, Bowie era diventato “The Thin White Duke” ovvero “Il Sottile Duca Bianco”: elegante, sofisticato, pallido ed eccessivamente scavato in viso, crooner con camicia bianca, panciotto e pantaloni neri.

Un antistyle per eccellenza che nasceva dalla mente non convenzionale di un artista che aveva espanso i confini del pop, introducendo nuovi elementi come la performances, costumi di scena che avrebbero influenzato la moda, la letteratura e una teatralità prima sconosciuta in quel contesto.
Le fotografie e le testimonianze di Andrew Kent che compongono questa mostra raccontano quel periodo concitato.


Non solo foto da palco, quindi, ma anche testimonianze di quel frenetico viaggiare per raggiungere quei luoghi dove la maggior parte delle persone comuni non poteva andare, come ad esempio il Blocco Sovietico.

Bowie aveva già visitato Mosca nel 1973, ma durante una pausa del segmento europeo dell’Isolar tourguide, il tour promozionale di StationtoStation, annuncia al suo entourage che vuole raggiungere di nuovo la capitale russa.

Sarà AndrewKent a occuparsi dei visti per accedere all’Unione Sovietica.

Di quel breve soggiorno rimangono le fotografie incluse nel percorso della mostra. Si tratta di snapshot e qualche foto in posa davanti al Cremlino o al Mausoleo, un istante unico nel quale la fame di onniscienza che alimentava la mente di Bowie, lo stava preparando per Low, Heroes e Lodger: La Trilogia di Berlino.


A Berlino Bowie, assieme ad Iggy Pop, ha scritto e registrato alcuni dei sui album più importanti e influenti, nel tentativo di cambiare il mondo e il suo mondo.

L'icona

“David Bowie è una vera e propria icona, ora più che mai rilevante nella cultura moderna e popolare. Le sue innovazioni radicali in campo musicale, teatrale, della moda e dello stile ancora oggi riecheggiano nel settore del design e della cultura visiva e continuano a ispirare artisti e designer di tutto il mondo”. (Martin Roth, diretto del museo V&A-Victoria & Albert museum)

David Bowie è stato protagonista di una retrospettiva, sponsorizzata da Gucci, per celebrarne non solo il talento musicale, ma per la sua capacità di fare e dettare moda, a Londra, al V&A-Victoria & Albert Museum, dal 23 marzo al 18 luglio del 2013.

Furono esposti più di 300 oggetti per ripercorrere la carriera e la storia dell’eclettico cantante (costumi di scena - alcuni realizzati proprio da lui -, testi scritti a mano, fotografie ma anche opere d’arte). Fu esposto anche il cappotto realizzato da Bowie e Alexander McQueen (apparso sulla cover di Earthling nel 1977), ma anche il vestito di Ziggy Stardust (1972) disegnato da Freddie Burretti e le creazioni di Kansai Yamamoto per la tournée Aladdin Sane (1973).

Bowie quindi non è stato solo un cantante e un musicista, è stato anche uno stilista, perché ha disegnato i suoi costumi lanciando delle mode e soprattutto ha plasmato la sua immagine, trasformandola in uno strumento accordato alle sue canzoni. Ecco chiarito come mai Gucci abbia deciso di prendere parte alla mostra.

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