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Velluto, la stoffa regale emblema di eleganza

Pochi tessuti accarezzano i nostri sensi con una tale intensità e ci narrano storie di interni opulenti ed abiti regali: il velluto, con i suoi toni brillanti e caldi ha questa rara dote, apprezzata ormai da secoli da stilisti, artisti, showmen e appassionati di moda di tutto il mondo. Simbolo di preziosità, tante sono le sue varietà.

Caratteristiche e tipologie di velluto

Il nome deriva dal termine latino vellus, che significa vello, tosone o mantello, e ben si presta a descriverne la tipica finitura di pelo. Presenta sul dritto un pelo rasato e fitto (si parla in questo caso di velluto unito) oppure una serie di piccoli anelli di filo che sporgono dalla trama (velluto riccio). Queste differenze vengono accentuate dalle diverse lavorazioni, grazie alle quali abbiamo a disposizione il courduroy (velluto a coste), il dévoré, il froissé (dall’aspetto sgualcito), il soprarizzo (operato fino ad ottenere un risultato damascato), il velveton (ossia il fustagno, utilizzato soprattutto nello sportswear) e il jacquard.

Tradizionalmente la fibra scelta era la seta, che rendeva il velluto lucido e morbido al tatto, ma anche prezioso e delicato. In seguito è stato introdotto il cotone, il lino, la lana e il mohair, che hanno reso il tessuto meno lussuoso, ma più resistente. Recentemente sono stati inoltre sviluppati velluti sintetici (soprattutto in poliestere, acetato, nylon e viscosa), che andrebbero però evitati perchè non sono sostenibili.

Il tessuto dal sapore di epoche lontane

Il velluto affonda le proprie radici in Oriente nel XIII secolo, più precisamente nella zona compresa tra l’Asia centrale, l’Iran e l’Iraq. Nei cento anni successivi, tra le popolazioni italiane si iniziò a sentire il suo nome, sotto il termine di sciamiti. Sembra che i primi velluti europei siano stati lavorati, a imitazione di quelli orientali, a Palermo e a Venezia: ciò è dovuto, rispettivamente, al fatto che mentre la prima città era legata all’importazione araba, la seconda era in perenne contatto con l’Oriente. Con l’insurrezione dei Vespri, molti tessitori andarono a ripararsi nelle repubbliche di Amalfi e Lucca, facendone proliferare la produzione anche in quei territori. Poco più tardi sbarcò anche a Siena, Pisa, Genova e Firenze da cui, nei primi decenni del 400, veniva esportato in diversi paesi d’Europa.

Durante il XIV e XV secolo, il velluto più diffuso era quello decorato a inferriate gotiche, le cosiddette ferronneries. Il disegno, qui, rivelava il fondo di raso, o viceversa presentava il fondo di tela e l’ornato in velluto. A Genova nel frattempo proliferavano i velluti cesellati, le cui decorazioni erano animate da alberi, uccelli e altri animali sulla falsariga del modello orientale. Ma non solo: spesso, nei capi risalenti a quell’epoca, compaiono anche fiori stilizzati e disegni architettonici, oltre al melograno e al cardo. È nel Rinascimento, tuttavia, che questo tessuto inizia il suo viaggio verso l’opulenza, grazie alla ricchezza di broccati d’oro e d’argento.

Il percorso del velluto incontra la storia dell’arte

La storia dell’arte ci insegna quanto questo tessuto sia stato apprezzato dalla classe nobile dell’epoca. A testimoniarlo abbiamo numerosi dipinti e opere, come gli affreschi del Ghirlandaio o quelli del Palazzo di Schifanoia a Ferrara. Ritratti raffiguranti dame e cavalieri della Corte Sforzesca dimostrano quanto fosse ampio l’utilizzo del velluto e, grazie ai dipinti di Antonello da Messina e del Bronzino, è possibile risalire alla raffinatezza delle decorazioni.

In Europa, al di fuori dell’Italia, fu la Francia a farla da padrone (nonostante fossero sempre operai italiani a fabbricare il tessuto). Il regno di Luigi XIV e di Luigi XV poterono godere dell’importante contributo che il Revel, artista discepolo del pittore Lebrun, diede alla produzione. Gli spettò l’incarico di dirigere la decorazione delle stoffe a Lione, dove ricorse a disegni floreali e sfarzosi. Il velluto, in questo caso, era caratterizzato da una grande ricchezza di colori, oltre all’uso dell’oro e dell’argento. Nonostante la Francia abbia avuto un importante ruolo nella storia di questo ordito, si può dire che fino al XVIII secolo fu l’Italia a rifornire tutta Europa per quanto concerne gli abiti, ma anche per le tappezzerie, le bardature per i cavalli e per le coperture del mobilio.

A partire dal XIX secolo però, la produzione nella Penisola subì un declino fino a quando, in seguito alla ripresa in Liguria, nel 1866 il duca Visconti di Modrone fondò la prima fabbrica di velluto a coste.

Il ritorno nel mondo dello spettacolo e sulle passerelle

Nel fashion il velluto è tornato al centro dell’attenzione del pubblico nel 1996, quando Gwyneth Paltrow indossò alla serata degli MTV Music Awards un tuxedo in velluto carminio disegnato da Tom Ford per Gucci. Da quel momento, le celebrity che hanno riposto la propria fiducia in questo tessuto sono state infinite. Sui red carpet dei più famosi eventi mondani, come gli Oscar, i Grammy e il Festival del Cinema di Venezia, si è visto spesso. L’attore e sex symbol Ryan Gosling ha sfoggiato un abito in total velvet alla premiere del film Come un tuono.

Da ricordare è anche la giacca verde bosco in velluto indossata da Matthew McConaughey ai Golden Globes del 2014. Il colore del capo si abbinava perfettamente con gli occhi azzurri e i capelli biondi dell’attore e ci ha portato un esempio di velluto as its best.

Da qualche anno, ma soprattutto da questa stagione invernale, il velluto è tornato sulle passerelle e per le strade. Le metropoli sono popolate da uomini d’altri tempi, ancorati al gusto di epoche lontane talvolta estroso, talvolta misurato da un’innata eleganza contemporanea. La stessa contrapposizione ha popolato le sfilate, in cui la tendenza è palpabile. Molti brand, nelle collezioni autunno inverno 2020/2021, hanno proposto look con chiari riferimenti all’Ottocento. I tessuti di giacche e pantaloni sono velluti neri e cupi, ma anche coloratissimi e brillanti. Questi ultimi sono stati concepiti probabilmente pensando alle serate di feste natalizie (a casa e in famiglia) che hanno occupato le giornate dell’ultimo mese dello scorso anno.

Altri ancora lo hanno declinato in in una versione al limite tra il burgundy e il bordeaux, tono caldo e avvolgente che ben si sposa con questo tessuto. Questi colori versatili possono essere indossati tutti i giorni, passando dall’ufficio a una serata festosa.

Per uno stile mai banale

Per inserire un capo in velluto nel proprio guardaroba, occorre fare una scelta oculata e pensata, soprattutto se non ci si sente pronti a indossarlo. Meglio dunque optare per un capo che sappia coniugare classico ed estroso, senza mai però cadere nel banale. Adattabile alla vita quotidiana può essere un gilet, che unisce eleganza e sensualità. Gli anticonformisti sceglieranno invece una giacca, magari in un colore fuori dagli schemi, come il prugna. E chi proprio non resiste a dare sfogo alla fantasia potrà puntare sullo stesso capo, ma con la fodera stampata.

Sei amante del total look? Scegli un abito intero, il passe-partout per serate importanti. Abbiamo parlato solo di capospalla, arriviamo ai pantaloni. Classici, eleganti e dall’allure dandy e ricercata, i pantaloni di velluto sono la perfetta alternativa al jeans o al pantalone sartoriale in lana o cotone da utilizzare questo inverno. Con un appeal rétro e irresistibile fascino vintage, il tessuto si destreggia fra le diverse occasioni d’uso a seconda del colore e del taglio prescelto: modello skinny in tonalità chiare come beige e sabbia per il giorno casual, vestibilità regular o leggermente over in blu, grigio fumo o nero per occasioni formali.

Il velluto veste il cinema

Tra i personaggi più iconici che hanno indossato capi in questo tessuto ricordiamo, primo tra tutti, Willy Wonka ne La Fabbrica di Cioccolato (la versione del 1971, diretta da Mel Stuart) con il suo cappotto in velluto viola.

Gli amanti de La Pantera Rosa ricorderanno Sir Charles Lytton indossare una elegantissima giacca da smoking in velluto bordeaux, con la quale sedusse la principessa Dala.

Infine Django, il protagonista dell’omonimo film di Quentin Tarantino, in versione flamboyant con un completo in velluto blu con maxi colletto bianco arruffato.

Il velluto invade anche l’arredamento di casa nostra

Come possiamo integrare questo speciale tessuto nell’arredamento di casa nostra, senza renderlo troppo eccentrico o appariscente? Prima di tutto, arredare casa è sempre una questione di gusti. Usarlo come parte del design non significa solo che si vuole l’interno elegante e lussuoso, ma anche confortevole, e un luogo in cui sentirsi a casa.

In ogni caso, il più delle volte questo materiale viene utilizzato in colori vivaci e appariscenti. Molto di tendenza è infatti il velluto verde, così come il rosa chiaro o il velluto blu. Oltre a ciò, questa stoffa spesso amplia l’atmosfera confortevole grazie ai suoi colori caldi e alla sua finitura morbida. Soprattutto durante l’inverno o l’autunno, il velluto è un materiale popolare, ma ciò non significa necessariamente che non si adatti al tuo interno per la primavera o l’estate.

Ma come combinare un arredo per creare un’atmosfera armoniosa? Se si sceglie il velluto per i mobili rètro, ci sono molti modi per combinarlo. Una combinazione che funziona sempre, sono per esempio gli accessori color oro. L’oro ha lo stesso effetto del velluto, sembra lussuoso e ricorda la regalità, quindi è sempre una buona idea integrare alcuni accessori in oro con la sedia, il divano o i cuscini di velluto felpati. Anche gli accessori in argento si adattano bene. Un altro materiale che è spesso combinato con il velluto è il metallo. Stai cercando una atmosfera glamour ma understated? Scegli il marmo.

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